(tranne dove diversamente specificato, tutti gli articoli sono tratti da Il Napolista - informazione e analisi politico - calcistica)

martedì 2 novembre 2010

Lo strano vizio del mio amico Gino


ottobre 30th, 2010

Io il pallone pure lo guardo. Poco, ma lo guardo. Seguo tutte le partite del Napoli, perché sono di Napoli e proprio non lo so come si possa fare il tifo per un’altra squadra. Però non mi venite a parlare di stadio, di trasferte e allenamenti perché non fa per me. Io sono un tifoso pigro e come tale la partita me la vedo a casa, con l’aria climatizzata, il culo sul sofà ed il telecomando. E poi scusate, ma io proprio non la capisco tutta sta frenesia, tutta sta smania e tutto sto clamore. Ma veramente ci si può innamorare del pallone? Che poi uno che s’era innamorato io me lo ricordo. Un vecchio compagno mio di scuola, un bravo ragazzo. Solo con questo strano vizio del pallone. Tifosissimo del Napoli che non ci si poteva parlare, sapeva a memoria i nomi dei giocatori, aveva l’abbonamento in curva B e non si perdeva una partita. Ma quando arrivò Lui, la passione divenne tarlo, fobia, ossessione. Lo rincorreva prima e dopo gli allenamenti. Cercava di fermare la sua corsa, di farlo scendere dall’auto, di averlo ‘faccia a faccia’ così, una volta sola, per dichiarargli finalmente il suo amore. Un pò come Piquè e Ibrahimovic, ma meno tenero e molto, molto più passionale. Solo che quello di Gino, il mio amico, era un amore a senso unico e infatti finì subito, ancora prima di cominciare. Un giorno l’aspettava fuori dal cancello azzurro del Centro Paradiso, deciso a mettere fine alle sue sofferenze. Lui arrivò col suo Mercedes fiammante, i capelli appena lavati, i ricci vaporosi, la barba fatta, più bello che mai. Gino gli si parò davanti alla macchina, pronto a tutto. “Diego, Diego” comincio ad urlare. Lui fece per ripartire. “Diego, Diego” e la voce era accompagnata dai pugni sul cofano della Mercedes. “Diego, Diego!” e ancora pugni… E finalmente Lui si fermò, abbassò il finestrino, puntò i suoi grandi occhi neri in quelli di Gino che quasi si scioglieva e disse: “Hijo de Puta!”. “Diego, Diè…, Diego a b….’e mammeta!”, rispose Gino colto di sorpresa. Da quel giorno, il mio amico, disertò lo stadio e il centro Paradiso. Un mio cugino di Roma giurò di averlo visto, qualche tempo dopo, a bordo di una cabriolet di lusso in giro per Trigoria, felice come una Pasqua, al fianco di un giovanotto biondo e riccioluto che i passanti chiamavano Falcòn.

(Gianluca Maria Marino per "Ho visto Maradona -
Un tributo creativo-letterario")